PRECARI: OCCUPATI O PRE-DISOCCUPATI?
L’ISTAT si
avvale del contributo di 419 tra ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici
a tempo determinato, assunti a seguito di una procedura concorsuale analoga a
quella prevista per l’assunzione a tempo indeterminato. Un
esercito di lavoratori ultra-qualificati, che ammonta al 17.5% della forza
lavoro totale, che contribuisce in modo considerevole a tutte le attività di
ricerca di questo Istituto ma che lavora in condizioni di assoluta incertezza (Figure
1 e 2).
In tutti gli Enti Pubblici di Ricerca la
presenza di lavoratori precari è massiccia: si tratta spesso della componente
più giovane, maggiormente formata e più capace di innovazione. Questo dato
indica che a essere in gioco non è solo il futuro personale di alcune migliaia
di lavoratori, ma il futuro della ricerca pubblica in questo paese.
L’annunciata riforma del mercato del lavoro, con la
“manutenzione” dell’Art. 18, non va certo nella direzione del superamento della
precarietà, come sostiene il Ministro Fornero. Aprire alla flessibilità in
uscita significa generalizzare la precarietà non certo superarla. Il testo del
provvedimento prevede inoltre l’abolizione dell’ISFOL, ente pubblico di ricerca
dedicato al lavoro e alle politiche sociali, in cui sono impiegati oltre 250
lavoratori precari. Non sembra un caso che questo Governo decida di azzerare
proprio l’istituto che dovrebbe monitorare l’impatto di questa riforma
sull’andamento del mercato del lavoro.
Sosteniamo con forza che l’uscita dalla crisi di sistema
nella quale si trova il paese non può passare per un’ulteriore compressione dei
diritti del lavoro, né per tagli indiscriminati a Istruzione e Ricerca
pubblica. Questi settori rappresentano le vere Grandi Opere di cui il Paese ha
bisogno, le risorse ad esse destinate non sono mera spesa corrente, ma un
investimento sul futuro.
Se questo governo vuole davvero riempire di contenuti le
generiche prese di posizione a favore di “giovani” ed “equità tra generazioni”,
crediamo che debba cominciare a dare risposte concrete ai precari occupati
negli Enti di Ricerca attraverso:
-
la rimozione dei vincoli
all’utilizzo del turnover, attualmente fissato al 20%;
-
l’applicazione di
strumenti giuridici già esistenti per dare stabilità al rapporto di lavoro,
come l’articolo 5 del CCNL.
Non vogliamo pagare ancora una volta sulla nostra pelle il
prezzo di una crisi di cui non siamo responsabili e per questo proclamiamo lo
stato di agitazione permanente. Sentirete parlare di noi…
Nessun commento:
Posta un commento