24 gennaio 2012

Giovannini nega la parola ai precari Istat,
la Fornero si sottrae al confronto


Questa mattina presso la sede dell’Istat si è svolta la presentazione del Rapporto OCSE sulla disuguaglianza “Divided We Stand” alla presenza del Ministro Elsa Fornero.

Una delegazione dei circa 400 precari dell’Istituto Nazionale di Statistica, dopo aver distribuito un volantino, è riuscita ad introdursi in aula magna e a srotolare uno striscione che riportava la scritta Precarious We Stand. Così crescono le disuguaglianze!”.

Alla richiesta dei precari di poter prendere la parola ed esporre il proprio punto di vista il Presidente dell’Istat ha posto un netto rifiuto, e solo dopo alcune insistenze si è reso disponibile ad ascoltare il loro contributo in un secondo momento.

Dopo l’intervento del Ministro Fornero, e prima che lasciasse la sala, la delegazione ha tentato nuovamente di chiedere la parola spiegando quanto fossero limitate le occasioni per esprimere pubblicamente le legittime istanze dei segmenti più vulnerabili del mercato del lavoro. Giovannini, ancora una volta, ha negato questa possibilità.

Da parte sua il Ministro Fornero ha dichiarato che leggerà con attenzione il documento che le è stato consegnato, ma ha preferito non spendersi per promuovere la possibilità immediata di un confronto.

E’ facile discorrere di disuguaglianza, di equità e di pari opportunità quando alle tavole rotonde hanno diritto di parola solo coloro che nella geografia della disuguaglianza siedono dalla parte degli insider.

E’ facile per questo Governo sottrarsi al confronto con le persone che incarnano i nodi più problematici e le istanze negate di questo paese.

E’ facile per il Presidente Giovannini fare la voce grossa in pubblico quando da più di sei mesi si nega al confronto con i lavoratori precari dell’Istituto che rappresenta.

Come lavoratori precari dell’Istat, come ricercatori che producono informazione statistica e conoscenza della realtà sociale ed economica, eravamo lì per sottolineare che la precarietà - di tutti e in tutte le sue forme, non solo la nostra - è una dimensione centrale delle molteplici e crescenti disuguaglianze che gravano sul presente e il futuro della parte più numerosa delle nostre società e che, aggravate dalla crisi e, spesso, dalle risposte alla crisi stessa, minacciano ormai la stessa coesione sociale, come è riconosciuto anche nelle conclusioni del rapporto OCSE.

E’ chiaro che la via d’uscita vera dalla crisi non può passare per un’ulteriore compressione dei diritti e delle garanzie del lavoro, né per tagli indiscriminati al settore Pubblico e alla Ricerca. Istruzione e Ricerca pubblica sono, infatti, le vere grandi opere di cui il Paese ha bisogno, le risorse ad esse destinate non sono mera spesa corrente, ma un investimento sul futuro.

Per questo chiediamo al Governo di mettere in campo un consistente piano per la messa in sicurezza della ricerca pubblica che preveda:

-          la rimozione dei vincoli sull’utilizzo del turnover negli enti di ricerca, attualmente fissato al 20%.

-          l’apertura di un ragionamento serio volto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro dei precari della conoscenza, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti giuridici già esistenti come l’articolo 5 del nostro CCNL che prevede la possibilità di conversione a tempo indeterminato dei contratti a termine qualora questi siamo stati sottoscritti, come nel nostro caso, a seguito del superamento di procedure concorsuali pubbliche.


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