Precarious
We Stand
Così
crescono le disuguaglianze !
In
occasione della presentazione del rapporto dell’OCSE sull’evoluzione delle disuguaglianze
“Divided We Stand”, portiamo ai partecipanti il saluto degli oltre 400 precari dell’Istituto Nazionale
di Statistica:
ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici a tempo determinato che
forniscono un apporto fondamentale in tutte le attività di questo Istituto ed
anche alla costruzione degli indicatori e delle misure della disuguaglianza presentati
oggi.
La precarietà lavorativa è una dimensione centrale della
disuguaglianza.
La
condizione di incertezza che è imposta ad un lavoratore precario limita e
condiziona le sue scelte di vita più importanti, è aggravata da modesti ed
insufficienti strumenti di welfare a sua disposizione ed incide in modo iniquo
sul suo (incerto) futuro pensionistico.
Una
parte consistente dell’attività di questa e di molte altre Istituzioni
pubbliche e non dipende dal lavoro quotidiano dei precari, che spesso
rappresentano la componente più giovane e capace di innovazione: in Istat la quota di lavoratori precari ammonta al 20%
del totale della forza lavoro, in altri Enti Di Ricerca questa
percentuale è ancora più alta.
Disuguaglianza
e precarietà sono fenomeni in larga parte determinati dalle scelte che una
società compie.
Ci sembra evidente che la via d’uscita vera da questa crisi non
può passare per un’ulteriore compressione dei diritti e delle garanzie del
lavoro, né per i
tagli indiscriminati al settore Pubblico e alla Ricerca.
Istruzione e Ricerca pubblica sono, infatti, le vere grandi opere di cui il Paese ha bisogno, le risorse
ad esse destinate non sono mera spesa corrente, ma investimento sul futuro.
Per
questo chiediamo al Governo di mettere in campo un consistente piano per la messa in sicurezza della ricerca pubblica
che preveda:
-
la rimozione dei vincoli sull’utilizzo del turnover
negli enti di ricerca, attualmente fissato al 20%;
-
l’apertura di un
ragionamento serio volto alla stabilizzazione
del rapporto di lavoro dei precari della conoscenza, anche
attraverso l’utilizzo degli strumenti giuridici già esistenti, come l’articolo
5 del nostro CCNL che prevede la conversione a tempo indeterminato dei
contratti a termine qualora questi siano stati sottoscritti a seguito del superamento
di procedure concorsuali pubbliche.
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